Tradizione e innovazione per un turismo sostenibile
A cura del dott. Daniele Fappiano
I narratori di comunità sono figure professionali che si occupano della narrazione pubblica dei paesaggi e dei borghi italiani, nonché della valorizzazione del patrimonio culturale in chiave turistica. La metodica di intervento che offrono mira ad integrarsi con le forme tradizionali di visita guidata e storytelling, modificando al tempo stesso radicalmente la concezione di narrazione pubblica dei patrimoni culturali, sia materiali che immateriali, proponendo un modello alternativo fortemente innovativo.
Il profilo del narratore di comunità nasce dall’esperienza di ricerca e azione dell’associazione culturale Comunità narranti. Istituita a Viterbo nel 2019, erede di Banda del racconto, Comunità narranti è attiva nella promozione sociale e culturale, nella valorizzazione del territorio, nell’educazione e in attività ludico-ricreative. Radicata nelle regioni di Viterbo e della Tuscia, della Maremma tosco-laziale e della Campagna Romana, l’associazione, nel corso degli anni, ha ampliato il proprio raggio d’azione, arricchendo persino la Capitale con brevi ma significative incursioni.
CURSA ha trovato in questo modello dei narratori di comunità un grande apporto innovativo per trasformare la tradizione in un’esperienza turistica autentica e sostenibile, contribuendo a ridefinire il concetto stesso di promozione turistica anche tramite le tecnologie digitali.
I narratori di comunità si formano direttamente sul campo, apprendendo il mestiere come un artigiano, affiancando i propri maestri e costruendo e affinando i propri strumenti di lavoro.
Le fasi del processo sociale partecipativo
Oggetto di interesse ed intervento di Comunità narranti sono le storie (storie di vita, storie di luoghi), l’obiettivo è quello di restituire alle comunità locali una lettura dei propri patrimoni narrativi donando ad essi occasione di riappropriazione riflessiva nonché, contemporaneamente, di socializzazione e di nuova circolazione. Il tutto avviene seguendo una filiera di trattamento dei materiali che si articola in quattro fasi fondamentali:
Fase 1: Identificazione dei focolari narrativi
Gli operatori collaborando attivamente con stake-holders locali, musei, biblioteche, scuole, amministrazioni e associazioni culturali, identificano “focolari narrativi” (custoditi da fonti scritte o veicolati oralmente) che rappresentano elementi chiave dell’identità comunitaria.
Fase 2: Documentazione
Nella fase successiva i narratori di comunità, tramite l’utilizzo di tecnologie di ripresa audio-visiva, rispettando i principi base della ricerca etnografica, raccolgono le storie. Questa fase crea le premesse per attivare un ponte tra le generazioni, facilitando la condivisione di narrazioni significative.
Fase 3: Trasformazione
La terza fase è la trasformazione dei racconti raccolti. Gli operatori concertano attivamente con i narratori locali le forme della restituzione di quanto precedentemente raccolto. In funzione della modalità concordata, i narratori provvedono ad adeguare i materiali al linguaggio espressivo scelto.
Fase 4: Restituzione
L’evento pubblico finale non solo incanala processi di ridefinizione identitaria, ma può evolversi nel tempo, diventando una consuetudine e un’attrazione turistica sostenibile. La proposta di Comunità narranti emerge così come un processo partecipativo che converte il passato in una risorsa preziosa per il presente e per il futuro delle comunità interessate.
Un modello turistico originale a partire dal racconto
Questa modalità di intervento è di supporto alla promozione turistica del territorio, per renderlo più attraente a partire dalla valorizzazione dei patrimoni narrativi e delle comunità che ne sono deposita.
“Il narratore di comunità si presenta come un abile artigiano delle narrazioni locali e dei paesaggi che incorporano le esperienze di coloro che li hanno vissuti, narrati e attraversati. Come un bricoleur, manipola e trasforma storie raccolte sul campo, dando loro nuova vita in progetti come libri, copioni cinematografici o esposizioni temporanee” afferma Marco D’Aureli, antropologo, specialista nel settore dei patrimoni culturali e co-fondatore dell’associazione Comunità narranti.
Uno dei punti di forza dell’approccio dei narratori di comunità è dato dalla loro attitudine a posare l’attenzione sui luoghi meno noti, privo di particolare patina patrimoniale, offrendo loro un’occasione di redenzione culturale e di nuova attenzione.
In sintesi, i Narratori di Comunità svolgono un ruolo centrale nel creare le premesse per una valorizzazione turistica del territorio, a partire dalla Tuscia. La loro proposta innovativa e capace di rendere protagonisti luoghi meno noti le identità locali contribuisce a promuovere un turismo sostenibile, in cui tradizione e innovazione si fondono armoniosamente per creare un’esperienza turistica coinvolgente e consapevole.
La visione CURSA che unisce narrazione sociale e tecnologie
La sinergia tra il digitale e l’approccio partecipativo nella valorizzazione dei patrimoni culturali rappresenta la visione distintiva di CURSA. Partendo dalla suggestiva cornice della Tuscia, questa visione ambiziosa si propone di abbracciare tutti i progetti italiani promossi e gestiti dal Consorzio per la promozione dei territori in chiave di sviluppo turistico e sociale.
CURSA mira a innescare una trasformazione che va oltre il semplice utilizzo delle tecnologie digitali come strumenti ausiliari. La sua visione consiste nel fondere il potenziale digitale con la ricchezza delle tradizioni locali, creando un modello di turismo sostenibile che rispecchi l’autenticità e l’identità di ciascuna comunità coinvolta. In tal senso il lavoro dei narratori di comunità risulta centrale proprio per l’approccio sistemico al racconto che la comunità conserva e può esprimere rinnovandolo.
Abbinare il digitale con questo approccio sociale e partecipativo consente di scavare nei valori culturali e sociali della comunità per poterli innanzitutto identificare quindi preservare e infine restituire a terzi in forma di storie e racconti. In questo modo si creano consapevolezza e sensibilità nei partecipanti che vivono in quella stessa comunità. La vera sfida è che siano questi ultimi a far nascere veri e propri laboratori permanenti a cui si legherebbero servizi turistici di guida e accompagnamento alle visite del borgo.
Inoltre CURSA vede nella cooperativa di comunità il fulcro di un servizio turistico permanente, correlato a questi modelli di narrazione. Agendo come custode dei laboratori dei narratori, la cooperativa di comunità assume il ruolo cruciale di promotore sociale. All’interno di tali laboratori, le comunità si trasformano in artefici attivi della loro narrazione, plasmando esperienze turistiche autentiche. La cooperativa diviene così l’architetto sociale che, tessendo legami profondi, guida e valorizza le storie locali, rendendo il turismo non solo un’osservazione, ma un coinvolgimento radicato nella cultura e nell’anima di ogni borgo.
In questo contesto, la Tuscia emerge come il laboratorio iniziale, con la prospettiva di CURSA di estendere questo modello a tutti gli angoli d’Italia. La visione del Consorzio conduce l’evoluzione tecnologica e digitale per preservare e valorizzare le radici culturali, coinvolgendo attivamente le comunità locali nella costruzione di un futuro turistico autentico e partecipativo.