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Inquinamento da plastica e tutela degli ecosistemi marini: pubblicato il volume “NET4mPLASTIC”

28 Ago 2020

Il Mediterraneo è uno dei mari più colpiti dall’inquinamento da plastica e, in particolare, l’Adriatico, con circa 4.000 tonnellate di rifiuti l’anno immessi in mare attraverso l’apporto di 62 fiumi, risulta essere uno dei bacini più inquinati su scala mondiale.

La principale fonte di marine litter per l’Adriatico è sicuramente rappresentata dal fiume Po, che si articola per 652 km e percorre quattro regioni; il Po infatti scarica circa 46,3 frammenti di macrorifiuti e 21.500 particelle di microplastiche al secondo nel Mare Adriatico per un totale di circa 120 tonnellate all’anno.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dalla lettura del volume “NET4mPLASTIC”, pubblicato dal CURSA nell’ambito del progetto di ricerca “New technologies for macro and micro-plastic detection and analysis in the Adriatic basin”, coordinato dall’Università degli studi di Ferrara.

La pubblicazione, redatta in collaborazione con Innovazione 2030, è frutto della ricerca portata avanti dal Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e l’Ambiente sugli effetti delle alterazioni ambientali derivanti dalla massiccia diffusione di oggetti in plastica nell’ecosistema marino mediterraneo, principalmente nel mar Adriatico.

L’inquinamento da plastica rappresenta una delle emergenze ambientali più gravi degli ultimi decenni. Nel 2017, secondo “Plastics Europe”, sono state prodotte 335 milioni di      tonnellate di materiali plastici, tra cui, soprattutto, beni “usa e getta” altamente deteriorabili, che contribuiscono alla nascita di nuove tipologie di inquinanti generati dalla frammentazione e dalla degradazione di questi prodotti. Secondo i più recenti studi, circa il 10% dei rifiuti prodotti finisce negli oceani. Il 7% delle microplastiche marine si concentra nel Mediterraneo.

Se però è ormai noto che gli oggetti plastici di maggiori dimensioni minacciano gli ambienti marini e la biodiversità del Mediterraneo, soltanto ultimamente si è iniziato a discutere dell’inquinamento da microplastiche in mare. È infatti solo con la Direttiva Europea sulla Strategia Marina del 2008 che le microplastiche hanno acquisito lo status di variabile da monitorare e sono diventate ad oggi uno dei principali parametri da censire negli ambienti costieri.

Le macroplastiche e le microplastiche, prodotte per l’effetto combinato degli agenti atmosferici, dell’azione meccanica delle onde e delle correnti e dei raggi UV del sole, si accumulano soprattutto negli ecosistemi acquatici a livelli sempre più elevati e questo comporta l’insorgere di potenziali effetti negativi sull’uomo che rappresenta spesso il vertice delle catene trofiche marine.

Tutto ciò rende necessari studi e ricerche applicate in grado di monitorare e al tempo stesso proporre soluzioni possibili a difesa di questo patrimonio naturale.

La pubblicazione NET4mPLASTIC nasce per perseguire questi obiettivi così come l’intero progetto, ealizzato nell’ambito dell’INTERREG VA Italy – Croatia, che vede il coordinamento del Prof. Umberto Simeoni dell’Università degli studi di Ferrara e la collaborazione dell’Università di Trieste, Regione Marche, Hydra Solutions Srl, PROSOFT Ltd, Istituto di Sanità Pubblica Veterinaria delle Regioni Abruzzo e Molise, Istituto di insegnamento per la sanità pubblica, Ente pubblico Rera SD per il coordinamento e lo sviluppo della regione di Spalato e Dalmazia, Università di Spalato.

Per il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara, il CURSA ha svolto servizi di ricerca e sviluppo sulla raccolta di dati ed informazioni relativi alla presenza, alla quantità e alla tipologia di plastiche e microplastiche nelle acque marine e nei sedimenti di spiaggia e nel biota nel bacino Adriatico.

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